Cinque sintomi dell’angina pectoris che non puoi permetterti di ignorare

L’angina pectoris rappresenta una condizione clinica che non va assolutamente sottovalutata. Se stai leggendo queste righe, probabilmente desideri approfondire quali siano i sintomi che si manifestano quando si presenta questa problematica. Premesso che è sempre fondamentale consultare il proprio medico di fiducia per qualsiasi dubbio riguardante la salute del cuore, ti invitiamo a proseguire nella lettura di questa guida per scoprire informazioni utili e dettagliate.

Cause dell’angina pectoris

L’angina pectoris, più che una malattia in sé, è un segnale d’allarme: si tratta di un dolore toracico che indica una riduzione dell’apporto di sangue e ossigeno al muscolo cardiaco. Alla base di questa condizione vi è generalmente il restringimento di una o più arterie coronarie, i vasi sanguigni deputati a nutrire il cuore.

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Quando il restringimento, definito tecnicamente stenosi, interessa oltre il 70% del lume del vaso, si parla di una situazione clinica chiamata aterosclerosi. Questa patologia si caratterizza per l’accumulo di depositi lipidici (placche aterosclerotiche) sulle pareti interne delle arterie coronarie, ostacolando il normale flusso sanguigno.

Chiarite le principali cause che favoriscono l’insorgenza dell’angina pectoris, approfondiamo ora le diverse tipologie di questa condizione. È importante sapere che ne esistono due forme principali, che possono manifestarsi in momenti e modalità differenti. Continua la lettura per comprendere meglio un aspetto cruciale per la prevenzione e la tutela della salute cardiovascolare tua e delle persone a te care.

Le tipologie di angina pectoris e quando è il caso di preoccuparsi

Come anticipato, l’angina pectoris si distingue in angina stabile e angina instabile. L’angina stabile si verifica tipicamente in persone che presentano già una stenosi significativa delle arterie coronarie. In questi casi, il dolore toracico compare durante uno sforzo fisico, come una corsa o una camminata veloce, quando il cuore necessita di una maggiore quantità di ossigeno.

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Nell’angina stabile, il dolore si manifesta proprio quando aumenta la richiesta di ossigeno da parte del cuore. Diversa è la situazione dell’angina instabile: in questo caso, il dolore toracico può insorgere anche a riposo o in seguito a sforzi minimi, risultando più imprevedibile e severo.

L’angina instabile rappresenta una condizione più seria rispetto a quella stabile e richiede un’attenzione immediata. È importante ricordare che l’angina pectoris può essere il campanello d’allarme di un possibile infarto miocardico. Gli uomini di mezza età, soprattutto se presentano fattori di rischio come ipertensione, colesterolo alto o diabete, sono particolarmente esposti al rischio di evoluzione verso l’infarto.

Come comportarsi in caso di infarto

Se si è consapevoli di avere uno o più fattori di rischio per l’infarto – oltre a quelli già citati, anche sovrappeso, fumo di sigaretta e familiarità per patologie cardiovascolari – è fondamentale recarsi tempestivamente al pronto soccorso o chiamare il 118 in presenza di un dolore toracico oppressivo, eventualmente accompagnato da sudorazione, nausea o difficoltà respiratorie.

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In questi casi, il personale sanitario effettua una prima valutazione clinica e, successivamente, un elettrocardiogramma per confermare la diagnosi. Se necessario, si procede con l’angioplastica primaria, un intervento d’urgenza che consente di riaprire rapidamente l’arteria ostruita, ripristinando il flusso sanguigno e limitando i danni al cuore.

Chi ha già sperimentato episodi di dolore toracico dovrebbe informare prontamente il proprio medico, così da avviare un percorso diagnostico che può includere elettrocardiogramma a riposo, ecocardiogramma e test da sforzo. Questi esami sono fondamentali per individuare eventuali segni di ischemia cardiaca, rilevabili attraverso specifiche alterazioni dell’ECG.

Esistono delle cure?

Quando viene diagnosticata una condizione di insufficienza cardiaca o di angina pectoris, il trattamento può prevedere una terapia farmacologica mirata. Tra i farmaci più utilizzati troviamo antiaggreganti piastrinici, statine e ACE-inibitori, che aiutano a prevenire la formazione di trombi, a ridurre il colesterolo e a proteggere il cuore. Nei casi più gravi, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico.

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In base alle indicazioni del cardiologo, può essere prescritta una coronarografia, un esame minimamente invasivo che prevede l’introduzione di un sottile catetere attraverso l’arteria femorale o radiale, con successiva iniezione di un mezzo di contrasto per visualizzare eventuali restringimenti delle arterie coronarie.

Se vengono riscontrate ostruzioni significative, si interviene con l’angioplastica, durante la quale viene inserito uno stent: una piccola rete metallica che mantiene aperta l’arteria, favorendo il normale flusso sanguigno e riducendo il rischio di nuovi episodi ischemici.

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